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Questo studio riguarda gli aspetti culturali, politici ed economici della presenza, nel Congo novecentesco, di un numero variabile ma relativamente ristretto d'italiani, militari e civili, di estrazione borghese e piccolo borghese. Sia lo Stato Indipendente del Congo (1885) di Leopoldo II, divenuto Congo Belga nel 1908, che il Congo indipendente (1960) sono stati oggetto d'interesse economico di volta in volta nell'Italia liberale, in quella fascista e nel secondo dopoguerra. Con l'indipendenza e le turbolenze che ne sono seguite, il paese (Repubblica Democratica del Congo, poi Zaire, poi ancora RDC) è stato teatro dell'attività di mercenari, anche italiani, al soldo dei diversi poteri filoccidentali antagonisti rispetto ai seguaci di Lumumba e alle forze dell'ONU che operavano in Congo. Al contempo, ha visto uno degli interventi tecnologicamente e finanziariamente più corposi dell'imprenditoria industriale italiana pubblica e privata in Africa. I due fuochi intorno ai quali questo libro si articola, quello italiano e quello congolese, qui hanno equivalente rilevanza. L'indispensabile quadro della realtà storica congolese è stato affrontato nella misura necessaria a dare conto dell'ambiente in cui operavano gli italiani e delle reazioni al loro incontro con quella realtà. Al centro c'è la presenza degli individui e delle categorie che hanno avuto un ruolo politico e sociale in Congo e nelle relazioni fra il Congo e l'Italia. L'arco di tempo è quello compreso fra la cosiddetta età giolittiana e l'inizio del declino dell'attività economica italiana in Africa, a partire dall'ultimo governo presieduto da Bettino Craxi.